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UN MESE DI SORRISI, GRATITUDINE e VITA CONDIVISA

Sono Gessica, collaboratrice del CFP di Fossano e quest’estate ho avuto l’occasione e la gioia di vivere un’esperienza che porterò sempre nel cuore: una missione di circa un mese in Sierra Leone insieme ai Salesiani.

Per prepararmi a questa avventura ho seguito un percorso formativo organizzato dal gruppo di Animazione Missionaria dell’Ispettoria Salesiana Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, che ci ha guidati attraverso momenti di riflessione sulla spiritualità e sull’inclusione, temi fondamentali per affrontare un’esperienza così intensa. Questo cammino di preparazione è stato per me già una prima occasione di crescita personale, perché mi ha aiutata ad aprirmi a nuove prospettive e a partire con uno sguardo più consapevole.

Arrivata in Sierra Leone mi sono trovata immersa in una realtà completamente diversa dalla mia: colori, suoni, ritmi, abitudini e modi di vivere che qui non esistono proprio. È stato un vero e proprio incontro con l’altro, che ha scosso e arricchito profondamente la mia visione del mondo.

Il cuore della nostra attività era il Summer Camp, che si svolgeva dal lunedì al venerdì. Ogni giornata era dedicata ai bambini: scuola, laboratori, giochi e tanta, tantissima gioia. Stare con loro è stata senza dubbio la parte più bella e arricchente della missione. Nonostante le difficoltà materiali e le condizioni spesso difficili, i bambini ci hanno insegnato con semplicità cosa significhi sorridere con sincerità e vivere con gratitudine.

Abbiamo scoperto la bellezza delle piccole cose: divertirsi con il gioco delle mani, ridere insieme per una corsa o per un lancio di sassi in aria da riprendere al volo. Gesti semplici che, nella loro essenzialità, contenevano una ricchezza enorme.

Molto forte è stata anche l’accoglienza della popolazione locale: la fiducia e la vicinanza che ci hanno dimostrato resteranno tra i ricordi più preziosi. Ogni volta che camminavamo per le strade, la gente ci salutava sorridendo, e i bambini correvano verso di noi per abbracciarci, con un calore che non si può descrivere a parole.

Un momento particolarmente toccante è stato la visita al carcere maschile di Bo. Nonostante la durezza della situazione, ciò che ci ha colpito è stato l’atteggiamento dei detenuti: ci hanno ringraziato per essere lì con loro, per aver scelto di guardare non solo al “bello” e al più facile, ma di condividere anche la loro realtà. È stato un insegnamento profondo sul valore della presenza e dell’ascolto.

Questa esperienza mi ha insegnato che, anche nelle situazioni più semplici e nelle realtà apparentemente più povere, c’è una ricchezza enorme: quella delle relazioni, della comunità e della speranza. Tornando a casa, porto con me non solo i ricordi di ciò che ho visto e vissuto, ma soprattutto la consapevolezza di quanto sia importante educare, includere e creare ponti tra culture e persone.