La scuola è finita, tutti fuori dai piedi; arrivano tre mesi di libertà – per qualcuno. Per chi ha passato anche l’esame, invece: c’mon, la vita vi aspetta. Non agitatela prima dell’uso e, una volta aperta, consumatela con pazienza. A quelli che non torneranno fra tre mesi: abbiate cura del tempo a vostra disposizione. È stato bello (è stato bello?) arrivederci, addio. Buona fortuna, che Dio vi benedica; ci vedremo lungo la strada.
Per le altre, per gli altri, cioè per chi ritornerà in autunno: disintossicatevi da mascherine, gel disinfettanti, distanziamenti, verifiche, quaderni ad anelli, campanelle, panini troppo asciutti, bibite troppo fredde, diari da firmare, cortili e porticati. Sigarette furtive nei bagni (non si fa).
Avete circa 100 giorni da dedicare ad altro, aule e laboratori vi aspettano, non scappano.
Avrete dei compiti per le vacanze. È poca roba, si può fare. Per questo abbiamo pensato di aggiungere qualcosa. Non iniziate a sbuffare, non sono compiti obbligatori. Però sono salutari.
Prima di continuare inspirate profondamente. Poi piazzate la vostra canzone preferita. Sedetevi, se volete. Ballate, se preferite. Ecco avete già iniziato i compiti aggiuntivi. State sorridendo? Anche questo fa parte delle cose da fare. Più ce n’è, meglio è, non siate avari di sorrisi. Cantate, rincorrete una libellula (non la prenderete, ma se per caso ce la fate, siate gentili con lei), camminate senza scarpe; non esagerate con il sole, durerà ancora qualche miliardo di anni, c’è tempo.
Cercate un albero, appoggiatevi a lui, sedetevi sotto, saliteci sopra, fate quel che volete, ma in silenzio. Riducete l’universo a tre cose: voi, l’albero e il silenzio. Se riuscirete a resistere pochi minuti assisterete a un miracolo. Pochi minuti in cui tutto sarà diverso. Ringraziate l’albero quando tornerete nel rumore. Sono sempre lì quando li cerchiamo, è giusto riconoscerglielo. Congratulatevi con voi stessi perché l’avete fatto. Ringraziate anche l’universo, mentre ci siete.
Procedendo nelle cose da fare, è ora del compito di coraggio. Accadrà sicuramente che una persona sconosciuta catturi la vostra attenzione. Avvicinatela e provate a parlarle con gentilezza. Fatevi raccontare qualcosa. All’inizio sembrerà difficile, ma tutti hanno una storia da raccontare, solo che spesso non hanno l’occasione giusta per farlo. Siate voi la loro occasione giusta, ascoltate, domandate, cercate di capire; offrite il caffè; forse accadrà che ve lo offrano loro: meglio così, è un modo per dimostrarvi gratitudine per il vostro coraggio.
Siamo quasi alla fine. Resta ancora la parte più importante; è difficile, ma pensiamo che ce la farete. Provate a distruggere un’abitudine. Fatela a pezzi. Senza pietà. Disintegratela. Esempi? La sigaretta delle 9,10; il cellulare a tavola; spaventare il gatto dei vicini; non guardare in volto chi vi parla; arrabbiarsi per un pettegolezzo; mangiare a letto; il volume della musica; guardare il soffitto. Altre aggiungetele voi. Se ci riuscirete, anche solo una volta, capirete che è possibile e che potete farcela.
Siamo arrivati alla fine. Vogliamo ricordarvi che avete tre “ti voglio bene” da giocarvi, da dire a chi volete voi: non sono tanti, non sprecateli, ma guai se ne avanzate uno. Se li esaurite in un giorno avrete diritto al refill (il serbatoio si riempie di nuovo, gratis).
E se vi prende la tristezza (la tristezza non ha rispetto nemmeno per le vacanze estive) non tenetela tutta per voi: scrivete a qualcuno, alla vostra formatrice di inglese, al don, al tutor. La risposta arriverà, magari non subito, ma arriverà. Nel frattempo la tristezza vi sarà passata e quella lettera chissà dove sarà finita. Ma che importa, poi.
Se siete arrivati a leggere fin qui, per oggi è sufficiente. Alzate gli occhi, c’è qualcuno che aspetta il vostro sguardo.
Ciao, ci vediamo a settembre.